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Terra bruciata di Stefano Liberti (Rizzoli) è in libreria

Un viaggio attraverso l’Italia per raccontare gli effetti della crisi ambientale.



Non c’è dubbio: il 2020 verrà ricordato per la pandemia di Sars-CoV-2. Eppure non è stata l’unica emergenza che abbiamo dovuto affrontare. Bastano pochi dati per rendersene conto: l’aprile del 2020 è stato il più caldo d’Europa da quando si effettuano registrazioni, ed è seguito a un inverno che ha fatto segnare 3,4 gradi in più rispetto alla media del trentennio 1981-2010.

Come ci fa notare l’autore in queste pagine, la crisi sanitaria e quella ambientale sono legate: entrambe sono globali, entrambe sono causate dal nostro modello di sviluppo – fatto di deforestazione e urbanizzazione incontrollate, senza nessun rispetto per l’equilibrio degli ecosistemi – ed entrambe hanno investito il nostro Paese con particolare violenza. Già, perché morfologia del territorio e posizione geografica piazzano l’Italia in prima linea sul fronte dei cambiamenti climatici. Il libro che avete in mano vi condurrà in un viaggio attraverso l’Italia per capire cosa succede al nostro clima. Ma l’allarme non riguarda solo il paesaggio: coinvolge l’agricoltura, il turismo, la sicurezza delle nostre case e la disponibilità di energia idroelettrica. Colpisce, insomma, la vita quotidiana di ciascuno di noi. Il punto non è più quale pianeta lasceremo ai nostri nipoti, bensì in che condizioni versa, oggi, il Paese in cui viviamo. Con passione e competenza, unendo l’inconfutabilità dei dati scientifici alla potenza del reportage in presa diretta, Stefano Liberti ci porta alla scoperta di un’Italia in cui convivono realtà opposte: esempi già all’avanguardia nella tutela dell’ambiente e una politica nazionale inadeguata e immobilista. E ci ricorda che è arrivato il momento di passare all’azione, promuovendo una presa di coscienza collettiva e stimolando un dibattito franco, costruttivo e non ideologico, su una questione che non può più essere rimandata.


In un lungo viaggio da Nord a Sud, dai ghiacciai alpini che si stanno ritirando alle coste erose dall’innalzamento del livello marino, dai campi agricoli squassati dall’avanzare delle specie aliene alle città sempre più arroventate, da Venezia funestata dalle acque alte alla Sicilia in via di desertificazione, la crisi sta colpendo duramente i nostri territori, con un andamento che non è lineare ma geometrico, ossia ha impatti socio-economici che crescono in modo sproporzionato e catastrofico una volta che alcune soglie vengono oltrepassate. Queste soglie sono vicine e gli effetti della crisi climatica non colpiranno le prossime generazioni in un futuro più o meno lontano, ma si stanno già ampiamente misurando, qui e ora.

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