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Cose più grandi di noi, il nuovo romanzo di Giorgio Scianna (Einaudi)


Giorgio Scianna torna a raccontare l’adolescenza come l’età più rivoluzionaria della vita



Iniziano gli anni Ottanta, l’aria sta cambiando: Milano lo sa, e lo sa bene anche Marghe, che quando esce dal carcere trova suo padre ad aspettarla. Come una bambina ubbidiente ha seguito il consiglio dell’avvocato, dissociandosi dal gruppo armato in cui si è trovata coinvolta quasi per caso. Ma la scarcerazione non è una liberazione: pur di uscire ha tradito tutti – compreso il suo Pietro, di cui ha perso le tracce – e ora non sa più chi è. E così, agli arresti domiciliari, scruta la casa di fronte, dove l’altra metà della sua famiglia continua a vivere. Questo libro è rivolto a chi, come Marghe, si avventura nell’impresa terribile e bellissima di trovare il proprio posto nel mondo. O a chi pensa di averlo già trovato.A Milano si respira un’aria feroce. Le Brigate Rosse stanno perdendo la loro battaglia contro lo Stato, e proprio per questo il cono d’ombra della violenza può raggiungere chiunque. Lo sa bene Marghe, che a diciotto anni esce dal carcere e trova suo padre ad aspettarla. Ha dovuto parlare, raccontare ai giudici quel poco che sapeva per ottenere gli arresti domiciliari che sconterà in un trilocale proprio davanti a casa. Affacciandosi alla finestra, Marghe intravede la tavola apparecchiata, la madre e la sorella che abitano la vita di tutti i giorni, e soprattutto Martino – lo stralunato fratello di quattordici anni – che, in un modo inaspettato e pericoloso, la tiene in contatto con il mondo esterno. Perché da sola con il padre nel nuovo appartamento, Marghe scopre di essere ancora prigioniera. Delle tre stanze che segnano il suo perimetro di libertà, di un conflitto con la madre che gli altri non capiscono, ma soprattutto di se stessa. Perché Marghe, travolta da cose più grandi di lei, ora ha addosso il marchio della traditrice.

Dopo il successo di La regola dei pesci, Giorgio Scianna ha trovato una chiave intima e profonda per raccontare il terrorismo ai lettori di oggi.

Quando Marghe aveva attraversato il corridoio centrale, la sera che doveva essere liberata, una detenuta si era avvicinata alle sbarre e le aveva bisbigliato: «Pietro ti maledice». Pietro non era capace di dire una cosa così, Marghe non era più la sua ragazza e forse lui ce l’aveva con lei come tutti i compagni perché aveva parlato con i giudici, ma sapeva che Pietro a lei ci teneva. Dopo il suo arresto lui era riuscito a farle avere un biglietto da una guardia: Resisti, mio cerbiatto combattente.

Non si malediva un cerbiatto.


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