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Contro l’identità italiana di Christian Raimo (Einaudi) è in libreria


Raimo ricostruisce le origini dell’attuale ansia identitaria a partire dagli anni ’90, dal tentativo di Ciampi di instaurare un'idea di patria e passando per i moti nazionalisti della Lega. Oggi, questa costruzione fittizia di un “popolo italiano” è divenuta un vero e proprio modo di gestione della crisi.

Da qualche tempo nel dibattito politico, sempre più egemonizzato dalla destra e dall’estrema destra, si parla di identitarismo, di sovranismo, di comunitarismo. L’odierna crisi planetaria della politica ha prodotto nuove categorie per interpretare lo Stato. Da una parte c’è la crisi delle democrazie liberali che fa emergere nuove o desuete categorie intorno ai concetti di nazione, Stato, patria; anche se c’è chi ragiona laicamente sull’identità nazionale come invenzione. Dall’altra parte il caso europeo è anche a sé in questa renaissance nazionalistica. E il nazionalismo italiano, per la sua storia, assume una forma ancora più peculiare – in un Paese dove è al governo un partito come la Lega che, nato come federalista e addirittura secessionista, oggi sta invece capitalizzando tutto l’immaginario del neofascismo sulla nazione sangue e suolo. Raimo ricostruisce qui i passaggi principali di questo percorso di rinascita nazionalista con un approccio triplice: politico, storico e culturale; e traccia così la genesi di questa ennesima «invenzione della tradizione».


Se l’interrogativo sull'ansia identitaria fosse ingannevole, portandoci a opacizzare proprio la questione opposta? Se la dimensione non fosse quella identitaria, ma al contrario quella della coesistenza?


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